Ricevere un atto di pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (ex Equitalia) è una delle situazioni più critiche per un contribuente. Il rischio di vedersi sottrarre somme di denaro dal conto corrente, il blocco dello stipendio o della pensione, o addirittura il pignoramento di beni immobili, può causare un grave impatto sulla stabilità economica di una persona o di un’azienda.
Molti si chiedono se sia possibile bloccare un pignoramento avviato dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione e in che modo intervenire per proteggere il proprio patrimonio. La risposta è sì, ma solo adottando azioni tempestive e seguendo le procedure previste dalla legge.
Esistono diversi strumenti per contestare un pignoramento, tra cui l’opposizione agli atti esecutivi, la rateizzazione del debito, l’impugnazione delle cartelle esattoriali e l’accesso alle procedure di sovraindebitamento. Tuttavia, ogni caso è diverso e necessita di un’analisi approfondita per individuare la strategia più efficace.
In questo articolo di Studio Monardo, gli avvocati specializzati in cancellazione debiti con l’Agenzia Entrate Riscossione, analizzeremo tutte le possibilità per bloccare un pignoramento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, con riferimenti alle normative aggiornate e esempi concreti di applicazione.
Ma andiamo ora ad approfondire:
Quando l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare un pignoramento?
L’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha il potere di avviare un pignoramento nei confronti di contribuenti che non hanno pagato tributi, imposte o altre somme dovute all’Erario. Si tratta di una procedura esecutiva che può colpire beni mobili, immobili o crediti del debitore, con l’obiettivo di recuperare le somme iscritte a ruolo. Tuttavia, affinché l’ente possa procedere, devono essere rispettate precise condizioni stabilite dalla normativa vigente.
Il primo requisito fondamentale è la notifica della cartella di pagamento. Prima di avviare un pignoramento, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione deve notificare al contribuente una cartella esattoriale, ossia un atto formale che contiene l’indicazione dell’importo dovuto e delle modalità per effettuare il pagamento. Questo documento rappresenta il titolo esecutivo che legittima l’azione di riscossione coattiva.
Se il contribuente non paga entro i termini previsti, l’ente di riscossione può procedere con la notifica dell’intimazione di pagamento. Questa comunicazione è un ulteriore avviso che impone al debitore di saldare il debito entro un termine specifico, generalmente di 5 giorni. Solo dopo la scadenza di questo termine, senza che il pagamento sia avvenuto, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare l’esecuzione forzata.
Il pignoramento può assumere diverse forme, a seconda della tipologia di beni o crediti aggredibili. L’ente ha infatti la possibilità di procedere con il pignoramento immobiliare, mobiliare o presso terzi, ciascuno regolato da norme specifiche e con limiti ben definiti.
Il pignoramento immobiliare è una delle misure più invasive e riguarda gli immobili di proprietà del debitore. Tuttavia, non tutti gli immobili possono essere pignorati: se il contribuente possiede un solo immobile adibito a prima casa, e questo non è di lusso, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione non può procedere al pignoramento. Questo limite, introdotto a tutela del contribuente, non si applica nel caso in cui il debitore possieda altri immobili o se l’immobile è stato dato in garanzia con un’ipoteca per debiti superiori a 120.000 euro.
Il pignoramento mobiliare è meno frequente e colpisce beni di proprietà del debitore che possono essere materialmente sequestrati. L’ente può disporre il sequestro di oggetti di valore, veicoli o altre proprietà che possono essere messe all’asta per soddisfare il credito. Tuttavia, anche in questo caso esistono beni impignorabili, come quelli strettamente necessari alla vita quotidiana o all’attività lavorativa del debitore.
Uno degli strumenti più utilizzati dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione è il pignoramento presso terzi. Questa misura consente di aggredire somme dovute al debitore da parte di soggetti terzi, come datori di lavoro, istituti bancari o clienti. In questo modo, l’ente può ottenere il pagamento diretto di stipendi, pensioni o crediti commerciali spettanti al debitore.
Nel caso del pignoramento dello stipendio o della pensione, la legge prevede specifici limiti per tutelare il debitore. Lo stipendio può essere pignorato nella misura massima di un quinto, mentre per le pensioni è garantito un minimo vitale non pignorabile. Se lo stipendio è già stato accreditato sul conto corrente, il pignoramento può avvenire solo sulla parte eccedente il triplo dell’assegno sociale, tutelando così le somme necessarie alla sopravvivenza.
Il pignoramento del conto corrente è un’altra misura frequentemente adottata dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In questo caso, l’ente può ordinare alla banca di bloccare le somme disponibili sul conto del debitore, impedendogli di utilizzarle fino a concorrenza del debito dovuto. Anche qui esistono limitazioni: se sul conto affluiscono solo stipendi o pensioni, il pignoramento è ammesso solo nei limiti previsti dalla legge.
Per poter avviare un pignoramento, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione deve rispettare precise tempistiche e procedure. L’azione esecutiva non può essere avviata prima che siano trascorsi almeno 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale e almeno 30 giorni dalla notifica dell’intimazione di pagamento. Inoltre, l’ente è tenuto a verificare che il debito non sia stato sospeso o annullato per effetto di un ricorso o di un provvedimento di sgravio.
Il contribuente ha comunque la possibilità di opporsi al pignoramento in determinati casi. Se ritiene che l’azione esecutiva sia illegittima o che il debito sia stato già pagato, può presentare opposizione davanti al giudice competente. Inoltre, può richiedere la sospensione della procedura se dimostra l’esistenza di gravi motivi che giustificano il blocco dell’esecuzione.
Un’altra soluzione per evitare il pignoramento è la richiesta di rateizzazione del debito. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione consente ai contribuenti in difficoltà di suddividere il pagamento in rate mensili, evitando così l’adozione di misure esecutive. Una volta ottenuta la rateizzazione, il pignoramento viene sospeso e il debitore può proseguire con i pagamenti senza rischiare l’esecuzione forzata.
Infine, è importante sottolineare che l’Agenzia delle Entrate-Riscossione deve agire nel rispetto dei principi di proporzionalità e adeguatezza. Ciò significa che non può adottare misure eccessivamente punitive rispetto all’entità del debito e deve sempre considerare la situazione economica del debitore. In alcuni casi, il contribuente può ottenere una riduzione delle sanzioni o degli interessi, facilitando così la risoluzione della controversia senza dover subire l’espropriazione dei propri beni.
In definitiva, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può avviare un pignoramento solo dopo aver seguito precise procedure e nel rispetto delle garanzie previste dalla legge. Il contribuente, d’altro canto, ha diverse possibilità per difendersi e per evitare l’esecuzione forzata, sia attraverso il pagamento rateale del debito, sia tramite azioni legali mirate a contestare eventuali irregolarità. Per questo, in caso di ricezione di atti esattoriali, è fondamentale agire tempestivamente e valutare le opzioni disponibili per tutelare il proprio patrimonio.
Come si può bloccare un pignoramento di Ex Equitalia già avviato?
Bloccare un pignoramento già avviato da Ex Equitalia (ora Agenzia delle Entrate-Riscossione) è possibile attraverso diversi strumenti legali e amministrativi, a seconda della fase della procedura e della situazione debitoria del contribuente. Se il pignoramento è già in corso, è fondamentale agire rapidamente per evitare la vendita forzata dei beni o il prelievo delle somme pignorate.
Uno dei modi più rapidi per bloccare un pignoramento è aderire a una rottamazione delle cartelle esattoriali, se prevista dalla normativa vigente. La rottamazione consente di pagare il debito senza sanzioni e interessi di mora, e il semplice invio della richiesta di adesione può determinare la sospensione delle procedure esecutive in corso, compreso il pignoramento. Se la legge prevede una nuova edizione della rottamazione, è importante verificare i termini per l’adesione e inviare tempestivamente la domanda, poiché l’Agenzia delle Entrate-Riscossione è obbligata a sospendere le azioni esecutive fino all’esito della richiesta.
La richiesta di rateizzazione del debito può fermare il pignoramento se presentata prima della vendita dei beni o del prelievo delle somme. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione concede la possibilità di rateizzare il debito fino a un massimo di dieci anni, a seconda dell’importo dovuto e della capacità di pagamento del debitore. Una volta accettata la richiesta di rateizzazione, le procedure esecutive vengono sospese e il contribuente può evitare la perdita dei beni pignorati. Tuttavia, se il pignoramento ha già portato alla vendita all’asta di un immobile o al prelievo delle somme dal conto corrente, la rateizzazione non consente il recupero di quanto già eseguito.
L’opposizione all’esecuzione è un altro strumento per fermare un pignoramento se esistono vizi nella procedura o motivi di illegittimità del debito. Il contribuente può impugnare il pignoramento davanti al giudice dell’esecuzione entro 20 giorni dalla notifica dell’atto, contestando errori formali, prescrizioni del debito o la mancata notifica degli atti precedenti. Se il giudice accoglie il ricorso, il pignoramento viene sospeso o annullato. È fondamentale agire tempestivamente con l’assistenza di un avvocato esperto in diritto tributario per avere maggiori possibilità di successo.
Se il pignoramento riguarda lo stipendio o la pensione, è possibile richiedere la riduzione della quota pignorata se si dimostra che il prelievo compromette il minimo vitale necessario per il sostentamento. In alcuni casi, il tribunale può ridurre l’importo mensile trattenuto, alleggerendo l’impatto del pignoramento sul reddito del debitore. Per le pensioni, è prevista una soglia minima di impignorabilità che deve essere rispettata, e in caso di violazione è possibile ottenere la restituzione delle somme indebitamente prelevate.
Se il pignoramento riguarda un immobile, il contribuente può proporre un saldo e stralcio o una transazione fiscale per evitare la vendita all’asta. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione può accettare un pagamento ridotto rispetto all’importo totale del debito, in cambio della chiusura definitiva della procedura esecutiva. Questa soluzione è particolarmente utile se il debitore riesce a ottenere la somma necessaria per chiudere la posizione, magari attraverso un finanziamento o un aiuto da terzi.
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza offre strumenti per bloccare il pignoramento attraverso procedure di ristrutturazione del debito o liquidazione controllata. Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica, può accedere alla composizione negoziata della crisi o a una procedura di sovraindebitamento, che consentono di sospendere le azioni esecutive e trovare una soluzione sostenibile per il pagamento dei debiti. Se viene avviata una procedura concorsuale, come il concordato minore o la liquidazione controllata, il pignoramento può essere annullato e i creditori devono attendere l’esito della procedura per il recupero del credito.
Il pignoramento del conto corrente può essere sbloccato se si dimostra che le somme prelevate erano impignorabili, come nel caso di stipendi, pensioni o redditi esenti. Se il creditore ha pignorato somme che rientrano nei limiti di impignorabilità previsti dalla legge, è possibile presentare un’istanza al giudice per ottenere il dissequestro delle somme e la restituzione del denaro prelevato in modo illegittimo.
Per ottenere la cancellazione definitiva del pignoramento, è necessario un provvedimento di revoca da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione o del giudice dell’esecuzione. Se il debito viene saldato integralmente o attraverso un accordo con il creditore, il pignoramento viene revocato e il bene o il reddito pignorato viene restituito al debitore. La revoca può richiedere da 30 a 90 giorni, a seconda della complessità del caso e delle tempistiche degli uffici competenti.
Agire tempestivamente e con il supporto di un professionista esperto in diritto tributario o gestione della crisi d’impresa è fondamentale per bloccare un pignoramento e trovare una soluzione sostenibile per il pagamento del debito. Valutare tutte le opzioni disponibili e scegliere la strategia più adatta alla propria situazione può fare la differenza tra la perdita definitiva dei beni e la possibilità di risolvere il debito senza subire conseguenze economiche irreversibili.
Quali sono i termini per presentare un’opposizione ad un pignoramento dell’Agenzia Entrate Riscossione?
Presentare un’opposizione a un pignoramento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione è un diritto del contribuente che ritiene l’azione esecutiva illegittima o viziata da errori. Tuttavia, per poter esercitare tale diritto in modo efficace, è fondamentale rispettare i termini e le procedure stabilite dalla legge. Il mancato rispetto delle scadenze può comportare la perdita della possibilità di contestare il pignoramento e l’automatica prosecuzione dell’azione esecutiva.
I termini per presentare un’opposizione variano in base al tipo di contestazione e al vizio che si intende far valere. In generale, le opposizioni si distinguono in opposizione all’esecuzione, opposizione agli atti esecutivi e opposizione di terzo, ciascuna con tempistiche e presupposti specifici.
L’opposizione all’esecuzione è lo strumento da utilizzare quando si intende contestare la legittimità stessa del pignoramento. Questo tipo di ricorso si basa sulla presunta inesistenza del diritto del creditore a procedere con l’esecuzione forzata. Le motivazioni possono includere la prescrizione del debito, il pagamento già effettuato o la mancata notifica degli atti propedeutici all’esecuzione.
Il termine per proporre l’opposizione all’esecuzione non è fisso, ma dipende dallo stato della procedura. Può essere presentata in qualsiasi momento, purché il pignoramento non sia stato completato con l’assegnazione o la vendita dei beni. Tuttavia, è consigliabile agire tempestivamente per evitare che la procedura esecutiva arrivi a una fase irreversibile.
L’opposizione agli atti esecutivi, invece, è finalizzata a contestare eventuali irregolarità formali negli atti di pignoramento. Questo ricorso può riguardare errori di notifica, vizi nella cartella esattoriale o nella comunicazione dell’intimazione di pagamento, mancato rispetto delle soglie minime di pignorabilità o difetti di forma degli atti esecutivi.
In questo caso, il termine per presentare l’opposizione è di 20 giorni dalla notifica dell’atto esecutivo impugnato. Se il contribuente riceve una comunicazione di pignoramento con errori o omissioni, deve agire rapidamente per evitare che la procedura vada avanti. La contestazione viene proposta davanti al giudice dell’esecuzione competente, che può disporre la sospensione della procedura in attesa della decisione sul ricorso.
Un’altra possibilità è rappresentata dall’opposizione di terzo, che può essere presentata da chi subisce un pignoramento su beni che non gli appartengono. Questo strumento è utile quando l’Agenzia delle Entrate-Riscossione procede al pignoramento di beni intestati a un soggetto diverso dal debitore.
L’opposizione di terzo può essere proposta in qualsiasi momento fino alla conclusione della procedura esecutiva. Tuttavia, anche in questo caso è consigliabile agire tempestivamente per evitare che i beni vengano venduti all’asta o assegnati a un creditore.
Per presentare un’opposizione efficace, è necessario rivolgersi al giudice competente e fornire prove documentali a sostegno della contestazione. Il tribunale territorialmente competente è quello del luogo in cui si sta svolgendo l’esecuzione forzata. L’opposizione deve essere formalizzata con un atto di citazione o con un ricorso, a seconda della tipologia di contestazione.
In alcuni casi, l’opposizione può comportare la sospensione del pignoramento. Il giudice, valutando la fondatezza delle argomentazioni del debitore, può disporre la sospensione della procedura fino alla decisione finale. Questo è particolarmente importante per evitare il rischio di perdere definitivamente il bene pignorato prima che il tribunale si pronunci sulla legittimità dell’azione esecutiva.
Un altro strumento utile per bloccare il pignoramento è la richiesta di sospensione amministrativa all’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Se il contribuente ritiene che il debito sia stato già pagato o che il pignoramento sia illegittimo per altri motivi, può presentare una domanda di sospensione direttamente all’ente di riscossione. L’Agenzia ha l’obbligo di rispondere entro 220 giorni, e, in caso di mancata risposta, la richiesta si considera accolta.
Va inoltre considerato che il contribuente ha la possibilità di impugnare la cartella esattoriale prima che si arrivi al pignoramento. Se la contestazione riguarda il debito alla base dell’azione esecutiva, è possibile presentare ricorso alla Commissione Tributaria o al Tribunale ordinario entro 60 giorni dalla notifica della cartella. Se il contribuente non impugna la cartella entro tale termine, essa diventa definitiva e non più contestabile.
Infine, è importante ricordare che la tempestività nell’azione legale è fondamentale per avere maggiori possibilità di successo. Presentare l’opposizione nei tempi previsti consente di ottenere una sospensione del pignoramento e di far valere i propri diritti prima che la procedura arrivi a una fase irreversibile. Per questo motivo, è consigliabile affidarsi a un avvocato specializzato in diritto tributario ed esecuzioni, che possa valutare la strategia più efficace per difendersi dall’azione dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
In definitiva, il contribuente dispone di diversi strumenti per opporsi a un pignoramento dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, ma deve rispettare termini rigorosi per presentare il ricorso. A seconda della tipologia di contestazione, l’opposizione può essere presentata in qualsiasi momento o entro 20 giorni dalla notifica dell’atto esecutivo. Una difesa tempestiva e ben documentata può fare la differenza tra il blocco del pignoramento e la perdita definitiva dei beni aggrediti.
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza può aiutare a bloccare il pignoramento dell’Ex Equitalia?
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza rappresenta un’importante innovazione normativa che offre strumenti efficaci per bloccare o sospendere un pignoramento in corso. Questo insieme di norme, introdotto con il D.Lgs. 14/2019 e pienamente operativo dal 15 luglio 2022, ha l’obiettivo di prevenire e gestire le situazioni di sovraindebitamento, fornendo ai debitori strumenti di tutela per riorganizzare le proprie finanze ed evitare procedure esecutive troppo gravose.
Uno degli strumenti chiave previsti dal Codice per fermare un pignoramento è la procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento. Questo meccanismo è rivolto a soggetti non fallibili, come privati, piccoli imprenditori, professionisti e lavoratori autonomi, che si trovano in una condizione di squilibrio economico tale da rendere impossibile il regolare pagamento dei debiti. Se il debitore dimostra di essere in stato di crisi e presenta un piano di rientro, il giudice può sospendere le esecuzioni in corso, compreso il pignoramento.
Tra le soluzioni previste dal Codice della Crisi, il piano del consumatore è una delle più efficaci per bloccare l’aggressione del patrimonio da parte dei creditori. Questa procedura consente al debitore di proporre un piano di pagamento basato sulla sua capacità economica, ottenendo così la sospensione delle azioni esecutive. Se il giudice approva il piano, tutti i pignoramenti in corso vengono immediatamente bloccati, impedendo la vendita forzata dei beni.
Un’altra possibilità è l’accordo di ristrutturazione del debito, che permette al debitore di negoziare con i creditori una soluzione sostenibile per il pagamento delle somme dovute. Questa procedura richiede l’adesione della maggioranza dei creditori e, una volta omologata dal tribunale, vincola anche i creditori dissenzienti. L’effetto principale di questo strumento è la sospensione delle azioni esecutive, consentendo al debitore di evitare il pignoramento e di gestire il proprio debito in modo più strutturato.
L’esdebitazione rappresenta un ulteriore strumento di tutela previsto dal Codice della Crisi. Questa misura permette al debitore di ottenere la cancellazione dei debiti residui al termine della procedura, liberandolo dall’obbligo di pagare somme che non è in grado di sostenere. Se il giudice concede l’esdebitazione, i pignoramenti vengono annullati e il debitore può ripartire senza l’angoscia di ulteriori azioni esecutive.
Nel caso di imprenditori e aziende, il concordato preventivo può rappresentare una soluzione efficace per evitare il pignoramento. Questa procedura consente di proporre un piano di risanamento aziendale, bloccando i pignoramenti e le altre azioni esecutive in corso. Il tribunale, verificata la sostenibilità della proposta, concede una moratoria che permette al debitore di riorganizzare la propria attività senza subire pressioni immediate dai creditori.
Un aspetto particolarmente rilevante del Codice della Crisi è la possibilità di ottenere misure protettive sin dalla fase iniziale della procedura. Ciò significa che, non appena il debitore presenta domanda per accedere a una delle soluzioni previste dalla legge, il giudice può disporre la sospensione di tutti i pignoramenti e delle procedure esecutive in corso. Questo consente di guadagnare tempo per definire una strategia di pagamento senza il rischio di perdere beni essenziali.
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza introduce anche il concetto di allerta precoce, che mira a prevenire il sovraindebitamento prima che si arrivi alla fase esecutiva. Grazie a questo strumento, i debitori in difficoltà possono accedere a consulenze specializzate per individuare soluzioni di ristrutturazione del debito prima che vengano avviate azioni di recupero forzoso. Questo approccio proattivo riduce il rischio di subire pignoramenti e consente di affrontare le difficoltà finanziarie in modo più efficace.
Per bloccare un pignoramento attraverso il Codice della Crisi, è fondamentale presentare un’istanza ben documentata e supportata da un piano finanziario realistico. Il giudice valuterà la richiesta sulla base della capacità del debitore di far fronte ai pagamenti proposti e dell’impatto della sospensione sui creditori. Se la richiesta viene accolta, le procedure esecutive vengono immediatamente sospese, garantendo al debitore una possibilità concreta di riprendersi senza subire la perdita dei propri beni.
In definitiva, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza rappresenta un’importante risorsa per chi si trova in difficoltà economica e rischia di subire un pignoramento. Grazie alle soluzioni offerte dalla normativa, è possibile bloccare le azioni esecutive, ristrutturare il debito e ottenere una gestione più sostenibile delle proprie finanze. Tuttavia, per sfruttare al meglio questi strumenti, è essenziale affidarsi a professionisti esperti che possano guidare il debitore nel percorso più adatto alla sua situazione.
Come Studio Monardo Ti Può Aiutare a Bloccare Un Pignoramento Dell’Agenzia Entrate Riscossione
L’Avvocato Monardo è un punto di riferimento per la gestione delle problematiche relative ai pignoramenti fiscali, offrendo assistenza qualificata per sospendere le azioni esecutive e ridurre il debito con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
È Gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).
Grazie alla sua esperienza, può assistere i contribuenti in:
- Impugnazione di cartelle esattoriali e atti di pignoramento illegittimi, intervenendo su eventuali vizi di notifica, prescrizioni del credito e altre irregolarità procedurali che possono rendere nullo l’atto esecutivo.
L’impugnazione può essere basata su diversi elementi, tra cui errori formali nella notifica delle cartelle, la mancata comunicazione dell’intimazione di pagamento prima del pignoramento o l’illegittimità dell’atto per decadenza dei termini. Un’attenta analisi della documentazione da parte di un avvocato esperto permette di individuare eventuali anomalie e di agire tempestivamente per annullare il pignoramento.
Le tempistiche per l’impugnazione variano a seconda del tipo di vizio contestato, ma in genere il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni dalla notifica della cartella esattoriale o 20 giorni dalla notifica del pignoramento. Tuttavia, nei casi di vizi sostanziali o prescrizione del debito, l’azione può essere intrapresa anche successivamente, presentando un’opposizione all’esecuzione o un’istanza di sospensione urgente.
Avere al proprio fianco un avvocato specializzato consente di avviare il ricorso nei tempi giusti e con le migliori probabilità di ottenere l’annullamento del pignoramento.
- Negoziazione con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per ridurre il debito o ottenere una rateizzazione sostenibile, adottando strategie mirate per ottenere condizioni di pagamento più vantaggiose e prevenire azioni esecutive che possano compromettere il patrimonio del debitore.
Negoziare con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può risultare complesso, ma con un’adeguata assistenza legale è possibile accedere a piani di rateizzazione fino a 120 rate, garantendo una diluizione del debito in un periodo più ampio e sostenibile. Questo consente di bloccare i pignoramenti in corso e di evitare l’attivazione di nuove misure coercitive.
In alcuni casi, è possibile ottenere una riduzione dell’importo complessivo del debito, dimostrando una situazione economica critica e la difficoltà di far fronte agli obblighi tributari. Tale soluzione può avvenire tramite strumenti come la transazione fiscale, prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, che consente di negoziare un abbattimento del debito con il consenso dell’ente riscossore.
L’efficacia della negoziazione dipende dalla preparazione della documentazione e dalla presentazione di una proposta solida e ben motivata. Affidarsi a un avvocato esperto permette di gestire la trattativa nel modo più efficace, aumentando le probabilità di ottenere condizioni vantaggiose e ridurre l’impatto delle misure di recupero forzoso.
- Accesso alle procedure di sovraindebitamento per bloccare azioni esecutive e ristrutturare il debito, offrendo ai debitori strumenti concreti per gestire le proprie difficoltà finanziarie ed evitare misure drastiche come il pignoramento.
Le procedure di sovraindebitamento previste dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) consentono di accedere a soluzioni mirate per ristrutturare i debiti e impedire che le azioni esecutive compromettano il patrimonio del debitore.
Tra le principali opzioni disponibili vi sono:
- Il piano del consumatore, destinato a soggetti non fallibili che possono riorganizzare i propri debiti sotto il controllo del giudice, ottenendo una dilazione o una riduzione dell’importo dovuto.
- L’accordo di ristrutturazione del debito, che prevede la negoziazione con i creditori per ridefinire i termini di pagamento e bloccare le azioni esecutive in corso.
- L’esdebitazione del debitore incapiente, che permette di cancellare totalmente i debiti residui per chi non ha possibilità di adempiere alle proprie obbligazioni.
Queste soluzioni consentono di bloccare immediatamente pignoramenti, fermi amministrativi e altre misure coercitive, offrendo al debitore la possibilità di ripartire senza il peso insostenibile del debito accumulato.
Un’adeguata assistenza legale è essenziale per valutare la procedura più adatta e garantire un’esecuzione efficace, evitando lungaggini burocratiche e ulteriori problematiche economiche.
- Tutela legale contro pignoramenti su stipendi, pensioni e conti correnti, offrendo assistenza specializzata per individuare le soluzioni più efficaci contro le misure esecutive imposte dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione.
Quando un pignoramento colpisce lo stipendio, la pensione o il conto corrente, il debitore si trova in una condizione di forte vulnerabilità finanziaria. Esistono tuttavia strumenti giuridici per contestare o ridurre l’impatto di tali azioni, garantendo la tutela del minimo vitale e la protezione delle somme necessarie al sostentamento del debitore e della sua famiglia.
Nei casi di pignoramento dello stipendio o della pensione, il Codice di Procedura Civile prevede precise soglie di pignorabilità. L’art. 545 c.p.c. stabilisce che la trattenuta massima sullo stipendio non può superare il 20% della retribuzione netta, mentre per le pensioni è garantita una soglia di impignorabilità minima, pari all’assegno sociale aumentato della metà. In determinate circostanze, è possibile chiedere al giudice una riduzione ulteriore della quota pignorata, soprattutto quando il debitore dimostra una situazione di grave difficoltà economica.
Per quanto riguarda il pignoramento del conto corrente, se le somme presenti derivano da stipendio o pensione accreditati, la legge garantisce che almeno una mensilità resti intatta. Se l’azione esecutiva è sproporzionata o compromette la sopravvivenza del debitore, è possibile presentare un’opposizione al giudice dell’esecuzione per richiedere la revoca o la modifica del pignoramento.
In alcuni casi, la rateizzazione del debito con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione sospende l’efficacia del pignoramento, permettendo al debitore di riprendere il controllo delle proprie entrate. Questo strumento può essere un’ottima soluzione per chi intende rientrare del debito evitando il blocco dei propri conti.
Affidarsi a un avvocato esperto consente di valutare tutte le opzioni disponibili e di agire tempestivamente per ottenere la migliore tutela possibile. Un intervento rapido può fare la differenza tra la perdita del controllo sulle proprie finanze e la possibilità di difendersi con strumenti giuridici adeguati.
Per questo motivo, se hai ricevuto un atto di pignoramento da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, non aspettare. Contatta subito l’Avvocato Monardo per una consulenza personalizzata e scopri le soluzioni legali per proteggere il tuo patrimonio e risolvere la tua situazione debitoria in modo efficace.
Qui di seguito tutti i contatti del nostro Studio Legale esperto in cancellazione pignoramenti dell’Agenzia Entrate Riscossione: