Il pignoramento rappresenta una delle procedure esecutive più temute dai debitori, in quanto consente ai creditori di rivalersi sui beni del debitore per recuperare le somme dovute. La cancellazione di un pignoramento, tuttavia, non è immediata e dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di pignoramento, il tribunale competente e le modalità di estinzione del debito.
Molti si chiedono quanto tempo occorra per ottenere la cancellazione del pignoramento e quali siano le tempistiche effettive per tornare in possesso dei propri beni. La risposta varia in base alle circostanze specifiche, ma in generale, la procedura può durare da pochi mesi a diversi anni, a seconda della rapidità con cui viene saldato il debito e della tempestività con cui si presentano le richieste di cancellazione.
Nel nostro ordinamento, la cancellazione di un pignoramento avviene attraverso specifici passaggi legali e burocratici, che includono il pagamento del debito, la dichiarazione di estinzione del processo esecutivo e l’aggiornamento delle registrazioni nei pubblici registri. Analizziamo nel dettaglio i vari scenari e i tempi medi necessari per ottenere la cancellazione di un pignoramento.
Ma andiamo ora ad approfondire con Studio Monardo, gli avvocati esperti in cancellazione pignoramenti.
Quando può essere cancellato un pignoramento?
Un pignoramento può essere cancellato in diverse circostanze, a seconda della situazione specifica del debitore e delle azioni intraprese dai creditori. La cancellazione del pignoramento avviene quando il debito viene estinto, quando si riscontrano vizi nella procedura esecutiva o quando intervengono specifiche cause legali che ne giustificano l’annullamento.
La modalità più diretta per ottenere la cancellazione del pignoramento è il pagamento integrale del debito. Se il debitore salda l’importo dovuto, comprese eventuali spese legali e interessi, il creditore deve rilasciare un’attestazione di avvenuto pagamento e richiedere al giudice la revoca del pignoramento. Questo vale sia per i pignoramenti presso terzi, come stipendi e conti correnti, sia per quelli immobiliari.
Un’altra possibilità è l’accordo transattivo tra debitore e creditore. Se il creditore accetta una somma inferiore rispetto al totale del debito per chiudere la controversia, il pignoramento può essere cancellato a seguito di un accordo scritto che deve essere omologato dal tribunale.
La cancellazione può avvenire anche in caso di vizi procedurali nella notifica o nell’esecuzione del pignoramento. Se il debitore riscontra irregolarità nell’atto di pignoramento, può proporre opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.). Se il giudice riconosce la violazione, il pignoramento può essere dichiarato nullo e quindi cancellato.
Se il debitore si trova in una situazione di grave difficoltà economica, può accedere alla procedura di sovraindebitamento, che permette la ristrutturazione o l’annullamento del debito. Se il piano di rientro viene omologato dal tribunale, il pignoramento può essere sospeso o cancellato in base alle nuove condizioni stabilite.
Per i debiti fiscali e previdenziali, la rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione può sospendere e, al completamento del pagamento, cancellare il pignoramento. In alcuni casi, è possibile accedere a misure di definizione agevolata che consentono di chiudere il debito pagando solo una parte dell’importo dovuto.
In conclusione, un pignoramento può essere cancellato tramite il pagamento del debito, un accordo con il creditore, la contestazione di vizi formali o l’accesso a procedure di sovraindebitamento. È sempre consigliabile rivolgersi a un professionista esperto per individuare la soluzione più adatta alla propria situazione e agire tempestivamente per proteggere il proprio patrimonio.
Quanto tempo occorre per la cancellazione dopo il pagamento del debito?
Il tempo necessario per la cancellazione di un debito dopo il pagamento dipende dalla natura del debito, dall’ente creditore e dalle procedure amministrative previste. In generale, il processo può variare da pochi giorni a diversi mesi, a seconda della tipologia di obbligazione saldata e delle tempistiche di aggiornamento delle banche dati.
Per i debiti con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, la cancellazione delle pendenze avviene generalmente entro 30 giorni dal pagamento. Dopo aver saldato la cartella esattoriale, il contribuente può verificare lo stato della propria posizione accedendo al sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Tuttavia, in alcuni casi, il sistema può impiegare fino a 90 giorni per aggiornare completamente i dati, soprattutto se il pagamento è stato effettuato tramite rateizzazione o definizione agevolata.
Se il debito è stato oggetto di una rottamazione o saldo e stralcio, la cancellazione definitiva può richiedere più tempo. Le sanatorie fiscali prevedono spesso scadenze prestabilite per la definizione del debito, e la cancellazione dalle banche dati può avvenire solo dopo l’ultima rata del piano di pagamento concordato. In questi casi, i tempi di aggiornamento possono arrivare a 120 giorni dalla chiusura della procedura.
Per i debiti contributivi con l’INPS, la cancellazione avviene solitamente entro 60 giorni dal pagamento. Dopo aver saldato i contributi dovuti, l’ente aggiorna le posizioni contributive e rilascia il DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva), che attesta l’assenza di pendenze. Se il pagamento avviene tramite rateizzazione, la cancellazione definitiva avviene solo dopo l’ultima rata.
Nel caso di debiti bancari, la cancellazione della segnalazione presso la Centrale Rischi della Banca d’Italia o i sistemi di informazione creditizia (CRIF, CTC, Experian) non è immediata. Dopo aver estinto un finanziamento o un debito segnalato come sofferenza, la banca ha l’obbligo di comunicare l’avvenuto pagamento entro 30 giorni. Tuttavia, i sistemi di informazione creditizia aggiornano le proprie banche dati con tempistiche variabili:
- CRIF: la segnalazione negativa rimane visibile per 36 mesi dalla regolarizzazione del debito, anche se il pagamento è stato effettuato.
- Centrale Rischi della Banca d’Italia: la cancellazione avviene entro tre mesi dalla comunicazione dell’istituto di credito.
- CTC ed Experian: il tempo di aggiornamento varia da 12 a 24 mesi a seconda del tipo di debito.
Se il debito ha comportato l’iscrizione di ipoteche o pignoramenti, la cancellazione richiede tempi più lunghi. Dopo il pagamento, il creditore deve rilasciare un atto di assenso alla cancellazione dell’ipoteca o del pignoramento, che va depositato presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari o il Tribunale. La procedura può richiedere da 60 a 180 giorni a seconda della complessità del caso e della rapidità degli uffici competenti.
Per i protesti cambiari e assegni non pagati, la cancellazione dal Registro Informatico dei Protesti può richiedere fino a 12 mesi. Dopo il pagamento, il debitore deve presentare un’istanza alla Camera di Commercio per ottenere la cancellazione, che viene effettuata entro 20 giorni dall’accoglimento della richiesta. Tuttavia, se non si presenta domanda, la segnalazione rimane visibile per 5 anni.
Se il debito è stato oggetto di un pignoramento presso terzi, la cancellazione dell’atto esecutivo può richiedere fino a 90 giorni. Dopo il pagamento, il creditore deve comunicare al giudice l’estinzione del debito e richiedere la revoca del pignoramento. La procedura può subire ritardi se il creditore non collabora o se il tribunale ha tempi di lavorazione lunghi.
Per la cancellazione di un fermo amministrativo su un veicolo, i tempi medi sono di circa 30-45 giorni. Dopo il pagamento della cartella esattoriale, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione trasmette automaticamente la revoca del fermo al PRA (Pubblico Registro Automobilistico), che aggiorna i dati entro un mese. Se si vuole accelerare la procedura, è possibile presentare un’istanza di cancellazione diretta al PRA con la ricevuta di pagamento.
La cancellazione dei debiti da un piano di sovraindebitamento o dalla liquidazione controllata può richiedere da 6 mesi a 2 anni. Dopo il completamento della procedura, il giudice emette un provvedimento di esdebitazione, che libera il debitore da ogni obbligazione residua. I tempi dipendono dalla complessità del caso e dalla gestione della procedura da parte del Tribunale.
Se il debito è stato pagato attraverso un saldo e stralcio, la cancellazione della segnalazione può richiedere fino a 24 mesi. Anche se il pagamento è stato effettuato, alcune segnalazioni nei registri creditizi possono restare visibili per un periodo prolungato, soprattutto se il pagamento è stato inferiore all’importo originario. In questi casi, è possibile richiedere la cancellazione anticipata con un’istanza motivata.
In sintesi, il tempo necessario per la cancellazione di un debito dipende dalla tipologia dell’obbligazione e dalle procedure di aggiornamento delle banche dati. Per accelerare il processo, è consigliabile:
- Verificare la conferma dell’avvenuto pagamento presso l’ente creditore.
- Richiedere eventuali attestazioni di saldo e liberazione del debito.
- Presentare istanze di cancellazione diretta, se consentito.
- Monitorare l’aggiornamento delle banche dati creditizie e segnalare eventuali ritardi.
Affidarsi a un consulente esperto in gestione del debito può aiutare a evitare lunghe attese e risolvere eventuali problemi burocratici legati alla cancellazione.
Quali sono le tempistiche per la cancellazione di un pignoramento immobiliare?
Le tempistiche per la cancellazione di un pignoramento immobiliare dipendono dalla modalità con cui si ottiene la revoca e dalla complessità della procedura legale. In generale, la cancellazione del pignoramento avviene quando il debito viene estinto, quando si raggiunge un accordo con il creditore o quando il tribunale dispone l’annullamento della procedura esecutiva.
Se il pignoramento viene cancellato a seguito del pagamento del debito, il creditore deve rilasciare un’attestazione di avvenuta estinzione e presentare l’istanza di cancellazione al giudice dell’esecuzione. In questi casi, i tempi possono variare da 30 a 90 giorni, a seconda della rapidità con cui il tribunale processa la richiesta e rilascia il decreto di estinzione.
Nel caso di una transazione tra debitore e creditore, con un saldo e stralcio o un piano di rientro accettato, la cancellazione del pignoramento può richiedere fino a 120 giorni. Dopo l’accordo, il creditore deve notificare l’estinzione dell’azione esecutiva e presentare la richiesta di cancellazione, che deve essere approvata dal tribunale.
Se il pignoramento viene contestato per vizi procedurali, la durata della cancellazione dipende dai tempi della giustizia civile. L’opposizione agli atti esecutivi (art. 617 c.p.c.) può richiedere dai 6 mesi ai 2 anni, a seconda della complessità del caso e del carico di lavoro del tribunale. Se il giudice riconosce l’irregolarità, il pignoramento viene dichiarato nullo e successivamente cancellato.
Se il debitore accede alla procedura di sovraindebitamento e ottiene l’omologa del piano di ristrutturazione del debito, il pignoramento può essere sospeso e poi cancellato al termine del piano di rientro. I tempi in questo caso possono variare da 1 a 5 anni, in base alla durata del piano approvato dal giudice.
Per i pignoramenti immobiliari dovuti a debiti fiscali, la cancellazione avviene una volta saldato l’importo rateizzato con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione. Se il debitore paga l’ultima rata prevista dal piano di rateizzazione, il pignoramento viene revocato entro 60-90 giorni dalla presentazione della richiesta di cancellazione.
In conclusione, le tempistiche per la cancellazione di un pignoramento immobiliare variano da pochi mesi a diversi anni, a seconda della causa dell’azione esecutiva e della procedura scelta per eliminarlo. Rivolgersi a un professionista esperto in diritto esecutivo e immobiliare può accelerare il processo e garantire che tutte le formalità vengano rispettate correttamente.
È possibile ottenere la cancellazione immediata di un pignoramento?
La cancellazione immediata di un pignoramento è una questione di grande rilevanza per chi si trova improvvisamente privato della disponibilità di beni essenziali, conti correnti o stipendio. Si tratta di una situazione complessa, che richiede un’analisi approfondita delle normative vigenti e delle possibilità offerte dalla legge per ottenere la rimozione dell’atto esecutivo.
Innanzitutto, è fondamentale comprendere cosa significhi il termine “pignoramento”. Si tratta di una procedura esecutiva attraverso cui un creditore, forte di un titolo esecutivo, procede al blocco forzoso di beni mobili, immobili o crediti del debitore per soddisfare un credito non pagato. Questo strumento legale è concepito per garantire ai creditori il recupero delle somme dovute, ma, d’altra parte, può avere effetti devastanti per chi lo subisce, soprattutto quando riguarda la prima casa o fonti di reddito indispensabili alla sopravvivenza.
Ma è davvero possibile ottenere la cancellazione immediata di un pignoramento? La risposta dipende da diversi fattori, tra cui la tipologia di pignoramento, le ragioni per cui è stato attivato e la strategia giuridica adottata. Non sempre la cancellazione può essere ottenuta in tempi rapidi, ma esistono alcuni strumenti che permettono di accelerare la procedura o di evitarla del tutto.
Uno dei metodi più diretti per ottenere la cancellazione immediata è il pagamento integrale del debito. Quando il debitore riesce a versare l’importo richiesto dal creditore prima della vendita forzata del bene o prima che la procedura esecutiva prosegua, il pignoramento può essere revocato. Questo, tuttavia, non è sempre un’opzione praticabile, specialmente se l’importo richiesto è elevato.
Un’altra possibilità è rappresentata dalla conversione del pignoramento. Il debitore può chiedere al giudice dell’esecuzione di sostituire i beni pignorati con una somma di denaro, che verrà versata gradualmente. Questa procedura consente di evitare la vendita forzata e offre al debitore un margine di respiro, dilazionando il pagamento.
L’eccezione di impignorabilità è un altro strumento utile. Alcuni beni sono protetti dalla legge e non possono essere pignorati. È il caso della prima casa, in determinate condizioni, o di una parte dello stipendio e della pensione. Se il pignoramento riguarda beni che rientrano tra quelli impignorabili, è possibile chiedere la cancellazione immediata, evidenziando l’irregolarità dell’azione esecutiva.
Nel caso in cui il pignoramento sia stato avviato in modo illegittimo, esistono specifiche azioni giuridiche per contestarlo. Ad esempio, se il titolo esecutivo è viziato da errori, se il credito è prescritto o se l’atto di pignoramento non è stato notificato correttamente, è possibile presentare un’opposizione all’esecuzione. In questo caso, il giudice può sospendere immediatamente la procedura, evitando conseguenze gravi per il debitore.
L’accordo con il creditore è una strada spesso sottovalutata, ma estremamente efficace. Se il debitore e il creditore riescono a trovare un’intesa, magari attraverso un saldo e stralcio o una dilazione del pagamento, il creditore può revocare il pignoramento. Questa opzione è particolarmente vantaggiosa in caso di contenziosi lunghi e costosi, che nessuna delle parti ha interesse a portare avanti.
Nel caso di pignoramento immobiliare, il debitore può avvalersi della procedura di sovraindebitamento. La legge 3/2012, modificata dal Codice della Crisi d’Impresa, prevede la possibilità per i soggetti non fallibili di accedere a una ristrutturazione dei debiti, ottenendo così la sospensione delle procedure esecutive. Se il giudice omologa il piano proposto, il pignoramento viene revocato.
Quando si parla di cancellazione immediata del pignoramento, un ruolo fondamentale lo gioca il giudice dell’esecuzione. Se vi sono motivi validi per contestare l’atto esecutivo o se il debitore presenta istanza di sospensione, il magistrato può decidere di bloccare immediatamente la procedura. Questo, tuttavia, avviene solo in presenza di elementi concreti che giustificano l’intervento del tribunale.
Il pignoramento di conti correnti e stipendi presenta alcune peculiarità che possono favorire una risoluzione più rapida. Se il pignoramento riguarda somme eccedenti la parte impignorabile del reddito, è possibile chiedere un’immediata riduzione dell’importo bloccato. Inoltre, se il pignoramento colpisce somme già destinate a esigenze essenziali, il giudice può intervenire per ripristinare la disponibilità del denaro.
Nel caso di pignoramento presso terzi, la cancellazione immediata può avvenire se il creditore non compie gli atti successivi necessari per portare a termine l’esecuzione. Se, ad esempio, il creditore non notifica tempestivamente l’atto al terzo debitore o non procede con la dichiarazione di persistenza del credito, il pignoramento può decadere automaticamente.
Esistono anche strumenti di natura preventiva per evitare il pignoramento o limitarne gli effetti. L’adozione di strategie di tutela patrimoniale, come il fondo patrimoniale o i trust, può proteggere alcuni beni da possibili aggressioni da parte dei creditori. Tuttavia, queste soluzioni devono essere adottate in modo tempestivo e conforme alla legge per evitare contestazioni per frode ai creditori.
Un ulteriore aspetto da considerare è il ruolo delle banche e degli istituti di credito nel processo di pignoramento. Spesso, i pignoramenti derivano da mutui o finanziamenti non pagati. In questi casi, è possibile negoziare con la banca una rinegoziazione del debito, un consolidamento o una moratoria, evitando così il ricorso all’esecuzione forzata.
Infine, va evidenziato il ruolo degli avvocati e dei consulenti specializzati in diritto dell’esecuzione. Affrontare un pignoramento senza un’adeguata assistenza legale può essere estremamente rischioso. Un esperto può individuare le migliori strategie per ottenere la cancellazione immediata o, quantomeno, per limitare i danni derivanti dall’azione esecutiva.
In definitiva, ottenere la cancellazione immediata di un pignoramento è possibile, ma richiede un’azione rapida, competente e strategica. La tempestività con cui si interviene e la scelta della giusta procedura possono fare la differenza tra la perdita definitiva di un bene e la possibilità di recuperarlo. Per questo, è essenziale informarsi adeguatamente e affidarsi a professionisti capaci di individuare la soluzione più adatta alla situazione specifica.
Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza può aiutare nella cancellazione del pignoramento?
Sì, il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019) offre strumenti per sospendere o cancellare i pignoramenti.
Le principali procedure a cui il debitore può accedere includono:
- L’accordo di ristrutturazione del debito, che permette di negoziare nuove condizioni di pagamento con i creditori, rappresenta una soluzione concreta per chi si trova in difficoltà economica e non è in grado di rispettare le scadenze originarie dei debiti. Questo strumento giuridico consente di ridefinire gli importi, allungare i termini di pagamento e, in alcuni casi, ridurre l’ammontare complessivo delle somme dovute, evitando così azioni esecutive più drastiche come pignoramenti o sequestri.
L’accordo viene stipulato tra il debitore e una parte qualificata dei creditori, con la supervisione del tribunale che ne certifica la fattibilità. Una volta omologato dal giudice, diventa vincolante anche per i creditori che non hanno espresso consenso, offrendo così un quadro di stabilità e certezza per il debitore.
In genere, il processo di negoziazione e omologazione richiede da 3 a 6 mesi, a seconda della complessità del caso e del numero di creditori coinvolti. Se ben gestito, l’accordo di ristrutturazione del debito può evitare il rischio di pignoramenti e consentire una ripresa economica più sostenibile.
- Il piano del consumatore, dedicato ai debitori non fallibili, che consente di ristrutturare i debiti in modo sostenibile, rappresenta una soluzione particolarmente efficace per chi si trova in difficoltà economica e necessita di una strategia di rientro flessibile e adeguata alle proprie capacità di pagamento.
Questa procedura, prevista dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019), consente di proporre un piano di rientro che tenga conto delle esigenze del debitore e delle sue reali possibilità economiche. A differenza dell’accordo con i creditori, il piano del consumatore non richiede il consenso della maggioranza dei creditori, ma viene valutato direttamente dal giudice, che ne verifica la fattibilità e l’equità rispetto ai creditori.
I tempi per l’omologazione del piano possono variare da 3 a 9 mesi, a seconda della complessità della situazione debitoria e della necessità di integrare documentazione aggiuntiva richiesta dal tribunale. Una volta approvato, il debitore può beneficiare di una dilazione sostenibile nel pagamento e, in alcuni casi, della riduzione dell’importo complessivo del debito.
Nel caso in cui il debitore non sia in grado di rispettare il piano, può essere richiesta una modifica delle condizioni, purché sia dimostrata l’esistenza di cause oggettive e non imputabili al debitore stesso. Questa flessibilità rende il piano del consumatore una delle soluzioni più adatte per chi vuole evitare azioni esecutive senza compromettere la propria stabilità economica.
- L’esdebitazione del debitore incapiente, che consente la cancellazione totale dei debiti in caso di impossibilità assoluta di pagamento, è uno degli strumenti più importanti previsti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.Lgs. n. 14/2019). Questa procedura è destinata a coloro che non hanno alcuna prospettiva di ripagare i propri debiti e si trovano in una situazione di difficoltà economica irreversibile.
Per poter accedere all’esdebitazione, il debitore deve dimostrare di non possedere beni aggredibili, di non avere redditi sufficienti per onorare i debiti e di non poter realisticamente migliorare la propria situazione economica nel medio periodo. Una volta approvata dal tribunale, l’esdebitazione comporta la cancellazione definitiva di tutte le obbligazioni residue, offrendo al debitore una ripartenza finanziaria senza il peso dei debiti pregressi.
Il procedimento richiede l’intervento di un gestore della crisi da sovraindebitamento, figura professionale iscritta negli elenchi del Ministero della Giustizia, che assiste il debitore nella preparazione della documentazione e nella presentazione dell’istanza. La durata media del processo varia dai 6 ai 12 mesi, a seconda della complessità del caso e dei tempi del tribunale competente.
L’esdebitazione è un’opportunità unica per chi, a causa di eventi eccezionali come la perdita del lavoro, gravi problemi di salute o il fallimento della propria attività, non riesce più a far fronte ai debiti contratti. Una volta ottenuta, il debitore non è più perseguitato dai creditori e può ricostruire la propria situazione economica senza il timore di azioni esecutive.
Questi strumenti possono bloccare le azioni esecutive e portare alla cancellazione del pignoramento una volta conclusa la procedura.
Come Studio Monardo Può Aiutare a Cancellare I Pignoramenti
L’Avvocato Monardo è un punto di riferimento per la gestione delle problematiche relative ai pignoramenti, offrendo assistenza qualificata per ottenere la loro cancellazione nel minor tempo possibile.
È Gestore della Crisi da Sovraindebitamento (L. 3/2012), iscritto negli elenchi del Ministero della Giustizia e tra i professionisti fiduciari di un OCC (Organismo di Composizione della Crisi).
Grazie alla sua esperienza, può assistere i debitori in:
- Presentazione di istanze per la cancellazione del pignoramento in tempi rapidi, garantendo un’assistenza completa dalla preparazione della documentazione fino all’effettiva rimozione del vincolo. La corretta impostazione dell’istanza e il rispetto delle tempistiche previste dalla normativa possono ridurre sensibilmente i tempi necessari per ottenere il provvedimento di cancellazione. L’Avvocato Monardo segue ogni fase del procedimento, coordinando i rapporti con il creditore, il tribunale e gli uffici competenti per evitare ritardi burocratici e garantire un esito favorevole nel minor tempo possibile.
- Negoziazione con i creditori per ottenere l’estinzione dell’azione esecutiva, evitando così il proseguimento di misure di recupero forzoso che potrebbero compromettere la stabilità finanziaria del debitore. La negoziazione con i creditori è un’opzione fondamentale che può portare alla riduzione del debito complessivo, alla sospensione delle procedure esecutive e alla possibilità di ottenere condizioni di pagamento più favorevoli.
Attraverso un approccio strategico e personalizzato, è possibile avviare trattative mirate per ottenere un saldo e stralcio, ovvero la chiusura del debito con il pagamento di una somma inferiore rispetto all’importo originario. Questa soluzione è particolarmente efficace nei casi in cui il debitore possa dimostrare una situazione economica critica che non gli consente di saldare l’intero ammontare.
Un’altra strategia è la ristrutturazione del debito, che permette di ridefinire i termini di pagamento e garantire una maggiore sostenibilità finanziaria, evitando azioni esecutive drastiche. In alcuni casi, il creditore può accettare di sospendere le misure di esecuzione forzata per consentire al debitore di riorganizzare le proprie risorse.
Il processo di negoziazione richiede una conoscenza approfondita delle dinamiche legali e finanziarie coinvolte. Affidarsi a un avvocato esperto in diritto bancario e tributario aumenta le probabilità di successo e consente di evitare errori che potrebbero compromettere l’esito della trattativa. Un’assistenza legale qualificata è essenziale per ottenere condizioni vantaggiose e ridurre il rischio di nuove azioni esecutive in futuro.
- Accesso alle procedure di sovraindebitamento per la riduzione o cancellazione del debito.
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